Assieme ai Gruppi
Consiliari di minoranza, Autonomia e Solidarietà e Buja Bene Comune, abbiamo invitato il
presidente del Consorzio per lo sviluppo industriale ed
economico della zona pedemontana Alto Friuli (Cipaf), Ivano Benvenuti, alla recente
seduta del nostro Consiglio Comunale.
I segnali che
provengono dal Consorzio non sono incoraggianti. L’area sta vivendo un periodo
di crisi profonda non solo legato alla recessione economica: i propositi di
soppressione dei Consorzi Industriali preannunciati dall’Assessore regionale
alle Attività Produttive, la vicenda
giudiziaria del depuratore ancora in corso, la polemica sulle quote di
compartecipazione sollevato dalla Confapi (Confederazione della Piccola e Media
Industria Privata del Friuli Venezia Giulia), il consiglio di amministrazione
in scadenza con gli immancabili conflitti per la spartizione delle “poltrone”…
le incertezze sul futuro del nostro distretto industriale sono molte.
Il Presidente
Benvenuti ha cercato di tracciare un bilancio dell’Ente di questi ultimi anni
(piuttosto deludente) e di spiegare la difficile situazione, esibendo cifre sui
costi di gestione del consorzio, sulle tariffe per le spese di depurazione e
sulle quote di compartecipazione degli insediati. Dal nostro punto di vista non
si tratta solo di spiegare le modalità di calcolo delle quote da applicare ai
servizi offerti agli insediati, ma di far fronte ad una crisi strutturale del
Consorzio Industriale, crisi che non è solo legata alla crisi congiunturale in
atto.
Ecco cosa abbiamo
detto in Consiglio.
Quando si parla del
consorzio Cipaf si deve fare i conti con i problemi irrisolti. Nella seduta del
7 novembre 2013, in Consiglio Comunale, si era discusso della variante n°33 al
P.R.G.C., riguardante un consistente ampliamento dell’area nord est della zona
Cipaf (il “famoso” piano infraregionale, decennale, che prevede un ampliamento
di 850.000 mq verso Osoppo). Avevamo evidenziato tanti aspetti, alcuni positivi (lo scalo ferroviario per il
trasferimento via ferro di merci e materie prime e lo svincolo del casello con
la nuova viabilità di penetrazione protetta),
altri negativi (per esempio il fatto che l’ampliamento non sembra
giustificato considerata la presenza di numerosi capannoni vuoti). Alla fine si
era parlato del ruolo strategico del Consorzio che si sarebbe trovato a gestire
l’urbanizzazione dei numerosi lotti e di una nuova rete di infrastrutture. Era
stato osservato che, con l’attuale assetto manageriale, il Consorzio non sembra
in grado di assumersi una così impegnativa responsabilità. Senza l’assunzione
di un carattere più efficiente il Consorzio non potrà dare le giuste risposte
agli insediati. In quell’occasione avevamo affermato che sarebbe stato il caso di ripensare il ruolo di
questo istituto giuridico, che dovrebbe essere “più vicino al territorio e meno
alla politica”. In questi pochi mesi le cose non sono migliorate, registrando
le stesse questioni irrisolte.
Durante la seduta
consigliare abbiamo fatto alcuni esempi delle cose che non vanno:
- in
occasione della scadenza del consiglio di amministrazione del consorzio sono
cominciate le solite “insopportabili” schermaglie politiche tra i comuni
consorziati per la scelta della presidenza; è inammissibile dover
assistere ad ogni fine mandato a questi spettacoli indecorosi
- a
distanza di anni e con le indagini in corso da parte della Procura di
Tolmezzo, si continua a tirare in ballo il
depuratore - uno dei pochi servizi certi
offerti agli insediati; del depuratore si parla in termini incerti e
contraddittori: non si capisce se funzioni
correttamente, se sia sovradimensionato, se diluisca troppo o disperda nelle falde acquifere … insomma manca chiarezza.
- altro
nodo irrisolto: esondazioni e falde affioranti; l’area non è compresa in
nessun piano di bacino che darebbe indicazioni certe sul corretto deflusso delle acque
meteoriche.
Altre
contrarietà.
- gli
insediati si lamentano del fatto che in una zona industriale, altamente
informatizzata, manchino ancora le fibre
ottiche che consentirebbero velocità di connessione alle reti
informatiche più idonee (attualmente sono davvero basse, dell’ordine dei
50kB/s) .
- la Confapi si lamenta del fatto che il 30% degli insediati ha cessato l’attività e il 50% degli occupati nelle piccole e medie imprese nell’area ha perso il lavoro negli ultimi 5 anni (due esempi per tutti, le aziende storiche De Simon e Sora); chiede chiarezza sui costi di compartecipazione e sui servizi effettivi offerti dal consorzio; vorrebbe rivedere - a ragione – come “funzionano le cose” del Consorzio prima di pagare le proprie quote.
Tante incertezze.
Dal nostro punto di
vista, per attrarre nuovi investitori o per mantenere gli insediati, devono
essere fornite tutte le agevolazioni possibili.
Abbiamo finito
auspicando che il consiglio comunale dovrà farsi portavoce, presso
la Regione, della necessità di una riforma radicale dei Consorzi industriali.
Serve urgentemente
un nuovo piano di politica industriale
e un nuovo provvedimento sulla riforma degli strumenti di gestione delle aree industriali regionali.
I tempi sono maturi,
abbiamo concluso, per indire una conferenza pubblica nell’area di Buja-Gemona-Osoppo, alla presenza dell’assessore regionale
Bolzonello.
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