lunedì 21 aprile 2014

Niente di nuovo all’ombra del Cipaf o forse meglio parlare di un Cipaf in ombra…

Durante l’ultimo consiglio comunale  del 12 marzo, proprio in occasione della discussione di un’interpellanza sul Cipaf , abbiamo ribadito la necessità di  evitare a fine mandato  le solite “insopportabili” schermaglie politiche tra i comuni consorziati per la scelta della presidenza; è inammissibile dover assistere ad ogni fine mandato a questi spettacoli indecorosi…
La richiesta si è rivelata del tutto inutile visto come sono andate le cose , visto che la  rielezione del consiglio di amministrazione del Cipaf  si è dimostrato davvero un esempio di incapacità politica, un'occasione mancata di buona politica.
Prima disaccordo tra i tre  principali comuni che vi fanno parte:  Buja, Osoppo e Gemona, poi tronfi della logica di spartizione: nomine di consiglieri a cui sembra essere stato assegnato un “posticino", indennità di carica   che stentano ad essere ridotte,  imprenditori che  abbandonano l’assemblea, malumore  che esplode nelle pesanti  critiche mosse dall’API:  non si può certo dire che sia un risultato di cui essere soddisfatti.
La rielezione del CDA del Consorzio sembra finalizzata alla pura logica di spartizione delle cariche fra politici, piuttosto che  al rilancio del Consorzio, partendo magari da una organizzazione  più snella, in attesa del riassetto degli Enti di gestione delle zone industriali su cui sta lavorando il governo regionale.
Tutto questo in presenza di una sempre più urgente esigenza di ripensare un nuovo piano di politica industriale che coinvolga i Consorzi industriali come il Cipaf,  che dia risposte concrete agli insediati e che tenga conto delle necessità del territorio e dei suoi cittadini, in un dialogo costruttivo e partecipato tra le varie componenti.

Una elezione del consiglio di amministrazione del Cipaf che si concentra troppo sui nomi e troppo poco sulle cose da fare, che inizia con una frattura tra gli amministratori e gli industriali insediati, beh possiamo dire ancora una volta che è un’occasione mancata di buona politica.

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