Perdere si può, ma non così.
Perché?
Perché si è superato il limite della decenza e si sono trasgredite le regole
di un corretto rapporto tra cittadini che si contendono
democraticamente la guida di una comunità.
Ci rendiamo conto della gravità di quello che affermiamo e infatti non
avremmo mai voluto dirlo e tanto meno scriverlo.
1° aprile: il preludio
Quando ancora il quadro dei contendenti sulla scena politica non aveva
trovato una definizione, l’annuncio di una lista e di un candidato
sindaco da presentarsi il 1° di aprile 2017 ha generato una reazione
anomala e scomposta di molti esponenti della maggioranza. In realtà, si
trattava di un bel pesce d’aprile, che però, come ha rivelato uno dei
protagonisti dell’iniziativa, ha scatenato l’inferno: telefonate,
messaggini Whatsapp, sms, insulti mascherati, ipocrisia a tonnellate e
falsità. Il tutto ovviamente superato allorché la burla, ben organizzata, è
venuta alla luce.
Era solo il preludio a quello che doveva accadere nelle settimane
successive. Mai avremmo pensato che si potesse arrivare a questo punto
e il limite è stato abbondantemente superato con un fatto, che a noi
appare come il più grave e su cui bisogna fare chiarezza, perché pesa
come un macigno sulla credibilità del Sindaco e dell’intero paese.
L’antefatto
Martedì 30 maggio 2017 il Messaggero Veneto pubblica un articolo dal
titolo “Il comune non firma la convenzione per lo SPRAR”. Un giornale,
soprattutto se è un quotidiano locale, per sua natura si dedica ad
informare i lettori sui fatti recenti e sceglie le notizie che valuta più
significative fra i tanti avvenimenti che riguardano le nostre comunità.
Questo articolo, apparso sul Messaggero Veneto, non ha alcuna di queste
caratteristiche, considerato che in tutta la Regione FVG sono solo
quattro (4) i Comuni che hanno firmato la SPRAR. In realtà si tratta di una
notizia molto vecchia, ma il Messaggero Veneto non si preoccupa di ciò
ed evidentemente non controlla le informative che gli passa il Sindaco:
l’importante è pubblicare...
La risposta
Tuttavia il problema non è il merito della questione, a cui si dovrebbe
dedicare uno specifico approfondimento. Nell’articolo il Sindaco parla
anche di temi sociali, come l’assistenza alle famiglie bisognose, e questo
spinge il direttore della “Caritas di Buje” a rispondere ad alcune delle
affermazioni del Sindaco, inviando al Messaggero Veneto in data 31
maggio 2017 una lettera che, purtroppo, non viene pubblicata. Così la Caritas decide di mettere nelle Chiese un certo numero di
copie della lettera a disposizione dei fedeli come fanno talvolta
associazioni ed enti collegati alla Parrocchia.
Il misfatto
Qui entriamo, in una certa misura, nel campo dei “si dice”.
Sembra che il Sindaco reagisca e diventi protagonista di un episodio che,
solo a pensarci, anche ora lascia esterrefatti: accompagnato dal
vicesindaco di allora avrebbe “ridotto drasticamente” i volantini a
disposizione nel Duomo di S. Stefano (e pare anche a Urbignacco e
Madonna), ... forse dimenticandosi che il Duomo è dotato di impianto di
videosorveglianza.
Cosa si vede in quella registrazione? Il sindaco ha visto cosa ha fatto?
Follia? Molto peggio
Un momento di follia dettato dall’irritazione seguita all’intervento
critico del Direttore della Caritas?
Lunedì circola la voce del misfatto e il Sindaco prima dice che sono “tutte balle”, l’ennesima palata di fango
nei suoi confronti. Si dice vittima di una campagna denigratoria.
Martedì, improvvisamente, cambia strategia e pubblica sul profilo di un
social network la stessa lettera che due giorni prima voleva far sparire,
accompagnata da un’articolata risposta. Afferma a giornali ed agenzie di
essere effettivamente entrato in Chiesa e di avere preso solo sette (7)
copie del volantino, per sé e per alcuni curiosi (anche se lui domenica
mattina doveva averlo già letto, visto che aveva già preparato un foglio
di risposta siglato “Centro destra bujese”) ... i conti non tornano.
L’obiettivo sembra chiaro: nascondere l’accaduto o, al limite,
minimizzarlo, peggiorando evidentemente il quadro.
Invece di ammettere la responsabilità di un gesto così grave, si
continua a raccontare bugie ai cittadini bujesi.
Video pubblico
Se le cose stanno così, a nostro modo di vedere, Bergagna non
può essere il Sindaco di Buja: Buja non si merita un Sindaco che,
per imporre il suo punto di vista, nega ad altri il diritto di
esprimersi!
Per questo chiediamo con forza che sia proprio lui ad
adoperarsi affinché la videoregistrazione venga resa
pubblica: è nel suo stesso interesse e in quello dell’intera
comunità fugare questo dubbio pesante su cui non si può
continuare a fare orecchie da mercante.
Nell’ultima settimana che precedeva il giorno delle elezioni
abbiamo deciso di tacere proprio per non essere accusati di
strumentalizzazioni ma ora vogliamo conoscere la verità, pur
nella consapevolezza della sua irriducibile problematicità.
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