domenica 25 giugno 2017

L’atroce dubbio

Perdere si può, ma non così.

Perché?

Perché si è superato il limite della decenza e si sono trasgredite le regole di un corretto rapporto tra cittadini che si contendono democraticamente la guida di una comunità.
Ci rendiamo conto della gravità di quello che affermiamo e infatti non avremmo mai voluto dirlo e tanto meno scriverlo.

1° aprile: il preludio
Quando ancora il quadro dei contendenti sulla scena politica non aveva trovato una definizione, l’annuncio di una lista e di un candidato sindaco da presentarsi il 1° di aprile 2017 ha generato una reazione anomala e scomposta di molti esponenti della maggioranza. In realtà, si trattava di un bel pesce d’aprile, che però, come ha rivelato uno dei protagonisti dell’iniziativa, ha scatenato l’inferno: telefonate, messaggini Whatsapp, sms, insulti mascherati, ipocrisia a tonnellate e falsità. Il tutto ovviamente superato allorché la burla, ben organizzata, è venuta alla luce.
Era solo il preludio a quello che doveva accadere nelle settimane successive. Mai avremmo pensato che si potesse arrivare a questo punto e il limite è stato abbondantemente superato con un fatto, che a noi appare come il più grave e su cui bisogna fare chiarezza, perché pesa come un macigno sulla credibilità del Sindaco e dell’intero paese.
L’antefatto
Martedì 30 maggio 2017 il Messaggero Veneto pubblica un articolo dal titolo “Il comune non firma la convenzione per lo SPRAR”. Un giornale, soprattutto se è un quotidiano locale, per sua natura si dedica ad informare i lettori sui fatti recenti e sceglie le notizie che valuta più significative fra i tanti avvenimenti che riguardano le nostre comunità. Questo articolo, apparso sul Messaggero Veneto, non ha alcuna di queste

caratteristiche, considerato che in tutta la Regione FVG sono solo quattro (4) i Comuni che hanno firmato la SPRAR. In realtà si tratta di una notizia molto vecchia, ma il Messaggero Veneto non si preoccupa di ciò ed evidentemente non controlla le informative che gli passa il Sindaco: l’importante è pubblicare...
La risposta
Tuttavia il problema non è il merito della questione, a cui si dovrebbe dedicare uno specifico approfondimento. Nell’articolo il Sindaco parla anche di temi sociali, come l’assistenza alle famiglie bisognose, e questo spinge il direttore della “Caritas di Buje” a rispondere ad alcune delle affermazioni del Sindaco, inviando al Messaggero Veneto in data 31 maggio 2017 una lettera che, purtroppo, non viene pubblicata. Così la Caritas decide di mettere nelle Chiese un certo numero di copie della lettera a disposizione dei fedeli come fanno talvolta associazioni ed enti collegati alla Parrocchia.
Il misfatto

Qui entriamo, in una certa misura, nel campo dei “si dice”.

Sembra che il Sindaco reagisca e diventi protagonista di un episodio che, solo a pensarci, anche ora lascia esterrefatti: accompagnato dal vicesindaco di allora avrebbe “ridotto drasticamente” i volantini a disposizione nel Duomo di S. Stefano (e pare anche a Urbignacco e Madonna), ... forse dimenticandosi che il Duomo è dotato di impianto di videosorveglianza.
Cosa si vede in quella registrazione? Il sindaco ha visto cosa ha fatto?

Follia? Molto peggio
Un momento di follia dettato dall’irritazione seguita all’intervento critico del Direttore della Caritas? 
Lunedì circola la voce del misfatto e il Sindaco prima dice che sono “tutte balle”, l’ennesima palata di fango nei suoi confronti. Si dice vittima di una campagna denigratoria. Martedì, improvvisamente, cambia strategia e pubblica sul profilo di un social network la stessa lettera che due giorni prima voleva far sparire, accompagnata da un’articolata risposta. Afferma a giornali ed agenzie di essere effettivamente entrato in Chiesa e di avere preso solo sette (7) copie del volantino, per sé e per alcuni curiosi (anche se lui domenica mattina doveva averlo già letto, visto che aveva già preparato un foglio di risposta siglato “Centro destra bujese”) ... i conti non tornano. L’obiettivo sembra chiaro: nascondere l’accaduto o, al limite, minimizzarlo, peggiorando evidentemente il quadro.
Invece di ammettere la responsabilità di un gesto così grave, si continua a raccontare bugie ai cittadini bujesi.
Video pubblico
Se le cose stanno così, a nostro modo di vedere, Bergagna non può essere il Sindaco di Buja: Buja non si merita un Sindaco che, per imporre il suo punto di vista, nega ad altri il diritto di esprimersi!
Per questo chiediamo con forza che sia proprio lui ad adoperarsi affinché la videoregistrazione venga resa pubblica: è nel suo stesso interesse e in quello dell’intera comunità fugare questo dubbio pesante su cui non si può continuare a fare orecchie da mercante.
Nell’ultima settimana che precedeva il giorno delle elezioni abbiamo deciso di tacere proprio per non essere accusati di strumentalizzazioni ma ora vogliamo conoscere la verità, pur nella consapevolezza della sua irriducibile problematicità. 

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