La Variante n.33 ha
una lunga storia alle spalle, le direttive per la redazione del Piano
Territoriale Infraregionale, di cui la Variante è conseguenza, risalgono ai
primi anni di questo secolo(!). sono state approvate dal Consiglio comunale
nell’aprile del 2003 mentre tra il 2007 e il 2008 ci sono state l’approvazione
e l’adozione. Sono seguiti anni di incertezze e di difficoltà per il Piano e
per il CIPAF, i tempi si sono allungati a tal punto che alla fine del 2013 il
Consiglio è chiamato alla sua riapprovazione.
La Variante tratta l’allargamento
di una zona industriale importante del nostro territorio, destinata a crescere ulteriormente
d’importanza negli anni, importante soprattutto
perché è direttamente collegata a nuove opportunità di crescita occupazionale.
La relazione sul
superamento delle riserve regionali sulla Variante n°33 è stata illustrata dal
suo estensore, l’architetto Marcello Brollo.
La riserva Regionale
dominante è stata quella di motivare la sostenibilità e la necessità del consistente
ampliamento previsto.
Le vicende e le
vicissitudini che hanno coinvolto ultimamente e coinvolgono tuttora l’area sono
abbastanza intricate. Il Piano Infraregionale è stato stoppato più volte. Le
Direzioni Regionali non sono sembrate negli anni scorsi così decise a
concludere velocemente l’iter come,
pare, lo siano adesso. Sono sorti anche Comitati di salvaguardia ambientale che
in questi anni hanno fatto sentire la propria voce di dissenso nei donfronti di
questo Piano.
La relazione
illustrata dall’architetto, a suo giudizio, dovrebbe risolvere tutte le questioni
evidenziate dalla Direzione Regionale.
Da parte nostra abbiamo
affermato che un Piano Infraregionale che fornisca le regole per la gestione del territorio e
delle infrastrutture è valido. Si tratta di capire se sia giustificato, e
valutarne gli aspetti validi e quelli negativi, a prescindere dalle riserve
regionali.
L’aspetto più
importante e significativo, nel senso positivo, ci è apparso il riordino delle
viabilità :
- il
collegamento diretto e protetto del casello autostradale con la zona
industriale
- il
potenziamento dell’attività di trasporto su rotaia e di scambio rotaia/gomma
- la
consistente fascia verde di rispetto
Migliorare le
infrastrutture, l’accessibilità, salvaguardando l’ambiente della zona
industriale è un punto importante del nostro programma elettorale.
Abbiamo posto alcune
domande all’architetto intese a chiarire il reale fabbisogno di altre aree e
l’effettiva richiesta di nuovi insediamenti.
I presupposti fondanti il Piano, iniziato più di 10 anni fa, non possono
essere tuttora efficaci. A nostro giudizio 40.000 mq di nuove aree da destinare
ad attività produttive, in una situazione di crisi profonda, paiono
un’esagerazione.
Abbiamo detto che
sarebbe necessario favorire il recupero delle strutture e infrastrutture che la
recessione lascia inutilizzate, evitando l’acquisizione di nuove aree.
È stato accertato
che non ci siano nel comparto aree vuote già urbanizzate, non ci siano cioè capannoni
liberi pronti al riuso?
L’architetto ha
fatto riferimento a certe verifiche effettuate sul territorio di Buja che
dimostrerebbero la saturazione delle zone artigianali e industriali esistenti.
L’ha fatto in maniera generica, senza dimostrarlo in maniera convincente.
L’architetto ha
infine detto che la superficie di terreno occupata dipenderà dalle richieste
effettive e da come sarà amministrata l’area, facendo capire che non è detto
che tutte le spazi saranno utilizzati da insediamenti produttivi.
Abbiamo osservato
che in questa situazione il ruolo del Consorzio CIPAF, che si troverà a gestire
in maniera diretta l’urbanizzazione di numerosi lotti e di una nuova rete di
infrastrutture, sarebbe diventato
strategico.
Abbiamo aggiunto che
l’attuale Direzione Distrettuale del Consorzio non sembra in grado di assumersi
una così impegnativa responsabilità. Per dare effettivamente ciò che serve alle
aziende già insediate e contemporaneamente coordinare un piano
particolareggiato per l’assegnazione dei nuovi lotti, il Consorzio dovrebbe assumere un carattere
più efficiente rispetto all’attuale. Abbiamo finito asserendo che forse sarebbe
il caso di ripensare il ruolo di questo distretto, più vicino al territorio e
meno alla politica.
Alla fine la
votazione. La maggioranza ha approvato la relazione integrativa dell’architetto
Rollo. Il nostro gruppo Vivere Buja, assieme a Autonomia e Solidarietà, si è
astenuto. Il gruppo Buja Bene Comune ha votato contrario.
Il Sindaco si è
rammaricato per i voti contrari e soprattutto per il nostro voto di astensione,
considerandolo una presa di posizione ambigua. Nel nostro caso con l’atto politico del voto di astensione
abbiamo voluto esprimere la nostra insoddisfazione per non avere ricevuto
risposte esaurienti e un giudizio su come l’intera vicenda è stata gestita in
questi anni, per gli interventi di modifica del Piano che avrebbero potuto
almeno essere tentati, per la scarsa informazione da cui l’intero percorso è
stato accompagnato.
Il nostro programma
elettorale prevedeva.
• Privilegiare gli interventi edilizi di
riqualificazione del patrimonio esistente.
• Intervenire a saturazione degli ambiti già
destinati all’edificazione.
• Evitare l’espansione edilizia a danno delle zone
verdi e agricole.
Sicurezza della viabilità
• Potenziare una rete di percorsi sul territorio
alternativa al traffico automobilistico.
Creare percorsi sicuri per
pedoni e ciclisti in grado di collegare tra loro le
varie frazioni del paese.
Zona Industriale
• Migliorare le infrastrutture, l’accessibilità e
l’ambiente della zona industriale.
Zona artigianale
• Privilegiare la saturazione delle zone artigianali
esistenti. Evitare l’acquisizione di nuove aree.
Nessun commento:
Posta un commento