lunedì 11 novembre 2013

Variante 33

La Variante n.33 ha una lunga storia alle spalle, le direttive per la redazione del Piano Territoriale Infraregionale, di cui la Variante è conseguenza, risalgono ai primi anni di questo secolo(!). sono state approvate dal Consiglio comunale nell’aprile del 2003 mentre tra il 2007 e il 2008 ci sono state l’approvazione e l’adozione. Sono seguiti anni di incertezze e di difficoltà per il Piano e per il CIPAF, i tempi si sono allungati a tal punto che alla fine del 2013 il Consiglio è chiamato alla sua riapprovazione.
La Variante tratta l’allargamento di una zona industriale importante del nostro territorio,  destinata a crescere ulteriormente d’importanza negli anni, importante  soprattutto perché è direttamente collegata a nuove opportunità di crescita occupazionale.
La relazione sul superamento delle riserve regionali sulla Variante n°33 è stata illustrata dal suo estensore, l’architetto Marcello Brollo.
La riserva Regionale dominante è stata quella di motivare la sostenibilità e la necessità del consistente ampliamento previsto.
Le vicende e le vicissitudini che hanno coinvolto ultimamente e coinvolgono tuttora l’area sono abbastanza intricate. Il Piano Infraregionale è stato stoppato più volte. Le Direzioni Regionali non sono sembrate negli anni scorsi così decise a concludere velocemente  l’iter come, pare, lo siano adesso. Sono sorti anche Comitati di salvaguardia ambientale che in questi anni hanno fatto sentire la propria voce di dissenso nei donfronti di questo Piano.
La relazione illustrata dall’architetto, a suo giudizio, dovrebbe risolvere tutte le  questioni  evidenziate dalla Direzione Regionale.
Da parte nostra abbiamo affermato che un Piano Infraregionale che fornisca  le regole per la gestione del territorio e delle infrastrutture è valido. Si tratta di capire se sia giustificato, e valutarne gli aspetti validi e quelli negativi, a prescindere dalle riserve regionali.
L’aspetto più importante e significativo, nel senso positivo, ci è apparso il riordino delle viabilità :  
  • il collegamento diretto e protetto del casello autostradale con la zona industriale
  • il potenziamento dell’attività di trasporto su rotaia e di  scambio rotaia/gomma
  • la consistente fascia verde di rispetto
Migliorare le infrastrutture, l’accessibilità, salvaguardando l’ambiente della zona industriale è un punto importante del nostro programma elettorale.
Abbiamo posto alcune domande all’architetto intese a chiarire il reale fabbisogno di altre aree e l’effettiva richiesta di nuovi insediamenti.  I presupposti fondanti il Piano, iniziato più di 10 anni fa, non possono essere tuttora efficaci. A nostro giudizio 40.000 mq di nuove aree da destinare ad attività produttive, in una situazione di crisi profonda,  paiono  un’esagerazione.
Abbiamo detto che sarebbe necessario favorire il recupero delle strutture e infrastrutture che la recessione lascia inutilizzate, evitando l’acquisizione di nuove aree.
È stato accertato che non ci siano nel comparto aree vuote già urbanizzate, non ci siano cioè capannoni liberi pronti al riuso?
L’architetto ha fatto riferimento a certe verifiche effettuate sul territorio di Buja che dimostrerebbero la saturazione delle zone artigianali e industriali esistenti. L’ha fatto in maniera generica, senza dimostrarlo in maniera convincente.  
L’architetto ha infine detto che la superficie di terreno occupata dipenderà dalle richieste effettive e da come sarà amministrata l’area, facendo capire che non è detto che tutte le spazi saranno utilizzati da insediamenti produttivi.
Abbiamo osservato che in questa situazione il ruolo del Consorzio CIPAF, che si troverà a gestire in maniera diretta l’urbanizzazione di numerosi lotti e di una nuova rete di infrastrutture,  sarebbe diventato strategico.
Abbiamo aggiunto che l’attuale Direzione Distrettuale del Consorzio non sembra in grado di assumersi una così impegnativa responsabilità. Per dare effettivamente ciò che serve alle aziende già insediate e contemporaneamente coordinare un piano particolareggiato per l’assegnazione dei nuovi lotti,  il Consorzio dovrebbe assumere un carattere più efficiente rispetto all’attuale. Abbiamo finito asserendo che forse sarebbe il caso di ripensare il ruolo di questo distretto, più vicino al territorio e meno alla politica.
Alla fine la votazione. La maggioranza ha approvato la relazione integrativa dell’architetto Rollo. Il nostro gruppo Vivere Buja, assieme a Autonomia e Solidarietà, si è astenuto. Il gruppo Buja Bene Comune ha votato contrario.
Il Sindaco si è rammaricato per i voti contrari e soprattutto per il nostro voto di astensione, considerandolo una presa di posizione ambigua. Nel nostro caso con l’atto politico del voto di astensione abbiamo voluto esprimere la nostra insoddisfazione per non avere ricevuto risposte esaurienti e un giudizio su come l’intera vicenda è stata gestita in questi anni, per gli interventi di modifica del Piano che avrebbero potuto almeno essere tentati, per la scarsa informazione da cui l’intero percorso è stato accompagnato.
Il nostro programma elettorale prevedeva.
 Piano regolatore
• Privilegiare gli interventi edilizi di riqualificazione del patrimonio esistente.
• Intervenire a saturazione degli ambiti già destinati all’edificazione.
• Evitare l’espansione edilizia a danno delle zone verdi e agricole.

Sicurezza della viabilità
• Potenziare una rete di percorsi sul territorio alternativa al traffico automobilistico.  Creare percorsi sicuri per
pedoni e ciclisti in grado di collegare tra loro le varie frazioni del paese.

Zona Industriale
• Migliorare le infrastrutture, l’accessibilità e l’ambiente della zona industriale.

Zona artigianale

• Privilegiare la saturazione delle zone artigianali esistenti. Evitare l’acquisizione di nuove aree.

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